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RONDA GHIBELLINA 2014 26 gennaio |
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Scritto da MICHELE ROSATI
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Il 2014 é appena cominciato ed eccoci ad una nuova stagione di trail. Per molti senesi, compreso il sottoscritto, la bottiglia di champagne é stata stappata Domenica 26 Gennaio in quel di Castiglion Fiorentino: 43Km (c’é chi dice 45) di bosco, senza salite interminabili, ma comunque ripide e con fondo da vero trail, in una bella giornata di sole. Onestamente, per tale “bagattella”, non avevo intenzione alcuna di attingere nuovamente alla fonte delle Muse .... e sarebbe stata una saggia decisione, vista la misoginia che purtroppo, nonostante non fosse assolutamente mia intenzione, sembra aver pervaso la prima stesura e per la quale chiedo sinceramente scusa a chiunque ne sia stato offeso. Il fatto é che mi trovo chiuso per lavoro in una clean room a Catania, dalla cui unica finestra la magnifica vista dell’Etna innevato, a guisa appunto di mitico Elicona, solletica dolcemente i miei ricordi e mi trovo come per incanto, libero di tuta cuffia maschera e guanti in lattice, sui sentieri percorsi due giorni fa, riassaporando, anche fisicamente, le emozioni provate .... che abbia mangiato a colazione la famosa Madeleine di Proust, oppure sono semplicemente i polpacci che fanno ancora male? Prima che i prosaici lettori, gli stessi che stanno leggendo questo articolo nel loro ufficio, mi facciano notare quali siano le reali occupazioni dell’italiano medio durante l’orario di lavoro, tengo a precisare come stia attualmente accendendo una nuova sorgente al cesio, lavoro che consiste nell’aumentare la potenza gradualmente ogni mezz’ora circa, prestando attenzione a che non esploda nulla ..... nel caso quindi lo scritto si interrompa bruscamente qui di seguito e l’aeroporto Fontanarossa venga chiuso, saprete il perché. Tornando alla Ronda, l’aspetto positivo, per dirla alla Amaddii, consiste nel crescente numero di persone tolte dalla strada. Anche se molti hanno optato per le distanze piú corte, nella lunga erano comunque presenti i forti habitué del trail senesi quali Bernetti (fortissimo) Burroni Felici ed Agnorelli (non ci fossero le salite!!!!), dei quali non posso raccontar nulla (e chi li vede mai in gara?!?!), gli immancabili Amaddii (non me ne voglia se non l’ho inserito tra i forti: per affetto lo tengo nel mio gruppo) Rosati (io me) Magi (Matto Billera) ed infine il neofita Borgogni (Alfredo, o “Barba” per gli amici). Per quanto giá menzionato, non rispetteró le quote rosa .... che almeno il ministro Kyenge abbia pietá di me! Racconteró dunque, ovviamente a modo mio e scaricando le responsabilitá civili e penali sull’editore, le storie degli ultimi quattro, con i quali, per un verso o per l’altro, sono stato in contatto .... e vi garantisco che l’editore, il mio Vecchio per l’appunto, ne ha avute di gatte da pelare per colpa mia! Partenza alle otto e due minuti, e subito si forma un trio in vena di cazzeggiare: Amaddii, Borgogni ed il sottoscritto. Pur corricchiando il primo chilometro e mezzo, arriviamo puntuali all’imbottigliamento dell’inizio salita in single track; sotto la spinta dell’indomito vecchio agonista Roberto, improbabili Indiana Jones, ci apriamo un varco nel bosco saltando il ruscello e superiamo la fila bloccata che sembra non gradire troppo .... personalmente l’ho presa come una rivincita sulle odiose donnine che sempre mi passano avanti alla cassa della Coop. Siamo cosí catapultati in una parte del gruppo che, salvo alcuni rallentamenti nei punti piú tecnici, fila via piuttosto veloce: in realtá troppo veloce! In ogni caso non possiamo certo rallentare facendo da tappo proprio a coloro che abbiamo furbescamente sorpassato, pena linciaggio di gruppo. Sono perfettamente cosciente che non ce la faró mai a tenere quel ritmo per sei ore e passa, d’altro canto so anche di non avere comunque piú di venti, massimo trenta, chilometri nelle gambe, e cosí decido di godermela in compagnia finché posso, anche perché Roberto sembra un po’ al gancio e penso che prima o poi cali. Discorso diverso per Alfredo, che non lamenta alcuna “immaginifica” patologia e “confessa” di aver fatto un paio di lunghi nelle ultime settimane: procedendo ad una sommaria analisi psico-fisico comparativa del soggetto, nonostante l’iscrizione fatta negli ultimi giorni, mi convinco che abbia puntato sulla gara giá da tempo e, facendo riferimento alle piú moderne tecniche di allenamento, con tanto di preparazione in alta montagna e calcolo delle fasi lunari, abbia fatto in modo di raggiungere il picco di forma tra le undici e le quindici di Domenica 26 Gennaio. In conclusione ce la spassiamo allegramente con battute e amichevoli vaffa, saltando come capre su ponticelli di fortuna tra ruscelletti, cascatelle e piccoli canyon. Al primo ristoro ci raggiunge lei, la Madonna dei trail (ricordate la Bicilindrica Ducati del Malandrino, nonché l’agile Leprottina del cima Tauffi?) e si interpone proprio tra me e Roberto: perla della giornata il momento in cui, su stretto single track in un impervio strappo, si offre cortesemente di farlo passare per non rallentarlo, e lui, con cavalleresca ammirazione, le risponde di star bene lí dove é. All’imbocco della prima discesa, pietraia piuttosto ripida, la perla tecnica invece: Roberto si lancia come suo solito a capofitto ed io, notoriamente timoroso, decido, tanto per ruzzare, di seguirlo; in fondo devo mollare e mi stacca di diversi metri, ma confesso di essermi divertito a saltare gli altri concorrenti come birilli in una pazza gimcana, sotto gli occhi, immagino piuttosto allibiti, di Alfredo. É comunque un fuoco di paglia e, alla prima salitella, il terzetto si ricompone giusto il tempo per salutare Barba, che se ne corre via verso il traguardo: quando arriveró mi telefonerá che, fatta la doccia e mangiato, é giá quasi a casa, giusto per prendersi una novantina di vaffa, uno per ogni minuto che mi ha rifilato, come promesso. Piccola vendetta, non l’ho inserito, nonostante il lusinghiero tempo di sei ore e mezza, tra i trailer forti ... sa che a Giugno dobbiamo fare una cosuccia insieme e allora vedremo ...... Il duo rimasto, Roberto ed io, rallenta sensibilmente ed adotta la tattica dell’inseguimento, ossia recuperare in discesa sulla Madonna dei Trail per farsi tirare in salita dalla Sacra Immagine .... onde evitare spiacevoli gelosie coniugali, voglio precisare che, raccontando della prima edizione della Ronda Ghibellina sotto il gelo, con la moglie Paola abbastanza in crisi, Roberto ne parla come il miracolo delle lacrime della Madonna delle Nevi! Come previsto Roberto cala, ma io di piú! Arrivati al terzo ristoro, circa metá gara, sono proprio stanco e non ce la faccio piú a correre, neppure in discesa. Lo saluto e mi avvio, a passo tardo e lento direbbe il Petrarca, verso il traguardo, ahimé ancora distante. Nel giro di poco rimango completamente solo; comunque l’umore é buono, fino a quel momento mi sono veramente divertito e poi per esperienza so che a ad un certo punto, quando meno te lo aspetti, cosí come sono andate via, le forze possono anche tornare. Infatti dopo il quarto ristoro comincio l’ultima salita di buon passo e torno a correre appena la strada spiana; all’ultimo ristoro fatto dai cacciatori, a cinque chilometri dall’arrivo, mi concedo anche un ottimo pezzo di torta con chantilly e panna, che mi rimette l’allegria per fare l’ultima discesa al piccolo trotto, ed arrivare in poco meno di otto ore; come direbbe il Bianchi, cartellino timbrato: giornata lavorativa completa, con pausa caffé e senza straordinari! Dopo l’arrivo bevo un paio di birre (il boccale é il premio finisher) con calma ed ecco che sotto la doccia, come al Tauffi, fa il suo ingresso trionfale Luciano, con un’andatura questa volta normale, soddisfatto della prestazione ed assai rincuorato in vista dell’ardua sfida che lo attende l’Agosto prossimo: una sgambatella da Courmayer a Chamonix, ovviamente senza prendere il tunnel. Mentre, sempre dentro il palazzetto, ci mangiamo una buona pasta al cinghiale ed un’ottima porchetta, ho anche l’occasione di scambiare due parole con Santa Soavitá del trail e, quasi stupito che non sia fatta di solo etereo spirito, apprendo come cadendo al Tauffi si fosse fratturata tre dita e nonostante ció mi sorpassasse agile in discesa, quando invece un mese prima il Magi, per un solo dito rotto, era andato fuori tempo massimo al cancello del Malandrino. Siccome una morale ci deve pur essere, direi che, come il Sommo Poeta ci insegna, la sacra virtute trionfa sempre sull’empia follia!
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