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GALLINA E ZONE LIMITROFE |
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Dopo le residue premiazioni, Corsa in Salita e Gran Fondo del giorno precedente ed ormai archiviate, eccoci a Gallina, 17 gennaio: 19a campestre della Val d’ Orcia, seconda prova del primo trofeo UISP 2016. Non essendoci in un ragionevole raggio di chilometri altre gare concomitanti, i partecipanti al percorso lungo sono passati dagli 89 di Castelmuzio, prima prova, a 111. Più 15 passeggianti e 6 ragazzi. Primo arrivato Emanuele Graziani, secondo Matteo (pare una pagina evangelica) Merluzzo e terzo Massimiliano Taliani. Prima arrivata Marcella Municchi, seconda Tania Scopelliti e terza Antonella Ciommo. Questa volta no acqua, ma sole pieno ( …a vasche da bagno?) su temperatura risalita dall'abbondante sotto zero delle ore precedenti. In partenza da Via del Pozzo la solita salita (o sAlita sOlita, enigmistico cambio di vocale, per i cultori oltre che di podismo di tali ameni passatempi) direzione Amiata. In effetti i Bravi Organizzatori Abbadenghi avevano pensato, invece di rifare il percorso andata e ritorno sullo sterrato simile agli ultimi anni, di tornare sul tracciato delle prime edizioni. Avrebbe voluto dire partire nella direzione opposta, oltrepassare il torrente con relativo guado per ripetere poi due semigiri molto nervosi con salitele mozzafiato e molto più campestre di questo sullo sterro, che nella parte vicina all’ inversione ricalca un pezzetto del Tuscany Crossing, per chi l’avesse fatto e riconosciuto. L’ Amaddii di sicuro! L’ ipotesi del cambio di tragitto è stata abbandonata, almeno per quest’ anno, per motivi organizzativi, ma questo ha offerto il meglio in quanto a colpo d’ occhio, con una visione a tutto tondo della Valdorcia nel massimo splendore invernale. Dalla Vetta del Monte spruzzata di bianco, all’ occhiata alla torre sul cucuzzolo di Radicofani; la Collina di Contignano con sullo sfondo il Monte Cetona, continuando con Castiglioncello sul Trinoro ed il costone oltre la Foce, incontrastato regno delle gare di Stefano Grigiotti. Al di là del percorso sinuoso dell’ Orcia, Castelluccio, Ospedaletto, la Collina di Monticchiello. Tra Pienza e San Quirico, su un fondale un po’ velato traversato il piano e cavalcato il monte, si intravedeva Siena di fronte! Magari questa non è proprio originale; è consentito un saccheggio di studenteschi e remoti ricordi? Poi Rocca d’ Orcia, Castiglione, i Poggi Pelati e quello del Vivo, per chiudere il giro trecentosessantesco, in gradi angolari e non in danteschi anni, sul pinnacolo di Campiglia. Dalla zona arrivo/partenza, con una tale splendida giornata, è valsa la pena salire sul vicino sovrastante poggetto dell’ acquedotto, per poter tornar via, lasciando il quarantatreesimo parallelo, col cuore... diciamo dilatato.
…correte gente, correte…
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